A
CHRISTIAN CATHOLIC IN ISLAMABAD
It was the last day of my travel and of the Ramadam,
when I was hanging around Islamabad desperately looking for
something to eat. Everything was shut down and my hopes where
almost over, when finally I noticed a small market opened. Few
minutes later I was outside, almost behind a bush, eating a
piece of "western" cheese. A man came behind me and
introduced himself by the supertypical Pakistani question:
"Are you Muslim?"
I kindly shot back: "no, I'm Christian Catholic"
While at the beginning I thought about the usual conversation,
he immediately surprised me, adding:
"I'm Catholic as well"
"What?!?!??! Please, how do you think I can believe you?"
He tried to assure me:" I'll bring you to my family and
I'll show you we are all Catholic"
I answered: "Sorry friend, but I need something more to
trust you"
And he convinced me proposing:" I'll take you to my church
and I'll introduce the priest and my friends"
Half an hour later I was outside a kind a bunker
with 5 meters high walls, barbed wire and armed guards, built
around a small church. I got searched, my document checked and
finally I entered.
"In Pakistan there's a Catholic minority of the 5% and
we suffer for discrimination; it isn't easy not be Muslim here"
I promised you I didn't hesitate to believe him.
He introduced me the priest and they showed me the church: everything
was so calm and surreal
.
Then I agreed he could take me to his house also
hoping that there I could eat something more that "western"
cheese.
While driving he told me about his life: two children, he was
a physical training in a school, he was a very good Christian
(unlike meJ), all his family could speak english, poor economic
situation, bad paid job, social discrimination, no chance to
change job
In the suburb he lived he was the only not-muslim. The roads
were narrow and, while we were slowly proceeding by car, all
the kids were pressing their faces against the car-windows to
look the "newcomer Christian". I guess they thought
I was there to reinforce the Christian community. For a moment
I felt I kind of missionary.
After two weeks in Pakistan I was used to see even the very
young girls quite covered; that's way I noticed immediately
from the distance a "semi-naked" 5 years old girl
jumping around among the other others.
"She is my sister" my friend enthusiastically said
me. I cound't avoid but thinking: "I can understand you
are not Muslim, but what about trying to camouflage a little
in the community?? "
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MAIL
FROM PAKISTAN (in italian)
October 2006 , Peshawar (Pakistan)
non aiuta arrivare a destinazione quando su 3 voli te
ne cancellano 2,
specialmente quando il tempo e' contato e tu non ti puoi permettere
di fare il giro del mondo in bus.
Alla cancellazione del primo volo, quello per Londra, si ripara
in fretta, mentre e' stata dura sostituire quella specie di
deltaplano a motore che dalla capitale Pakistana mi avrebbe
dovuto portare nel cuore del nord del paese sorvolando la catena
Himalayana.
"C'e' cattivo tempo a nord, ed e' troppo rischioso volare,
Mr Alberto, sorry. Riprovi domani, magari
"
Con questa frase che mi risuona nelle orecchie vado alla ricerca
di un bus.
Lo trovo.
Da fuori non e' male, dentro e' peggio, ma non importa.
1.5h di volo verranno sostituite da 21h di bus: sono un po'
scocciato perche' volevo volare sopra l'estremista regione del
Koihstan anziche' attraversarla, ma mi consolo pensando che
sara' in notturna e quindi sono meno visibile o forse cerco
solo un pretesto per pensare che poi non e' andata cosi' male.
Dopo qualche ora finalmente si parte.
Sull'autobus non mancano certo le persone che vengono a salutarmi.
Inizio ad avere fame, ravano nello zainetto e in silenzio rosicchio
i krakers portati da casa. Siamo nel Ramadam, qui nessuno mangia
e beve e soprattutto non ci sono molti posti in cui mangiare
o bere dall'alba al tramonto.
Di donne in giro se ne vedono davvero poche, e quelle poche
che ci sono sembrano strisciare lungo i muri e sfuggire ogni
sguardo.
Impossibile tentare alcuno scatto.
Le ore passano e il bus finalmente si ferma quando mancano 20
minuti al tramonto,
Io non solo ho ancora una fame della Madonna, ma tengo pure
la nausea dei krakers!
Scendono le donne, entrano nel "ristorante" e si mettono
dietro un tenda. La tenda si chiude e poi scendono gli altri.
Sono in tanti ad insistere per offrirmi da mangiare. L'ospitalita'
e il rispetto verso di me sono imbarazzanti. Per ammazzare il
tempo vado a fare un giro nelle cucine, pessima idea, torno
indietro e mi siedo.
Mancano 10 minuti al tramonto e mi ritrovo con tutti in questa
semioscura stanza con un gran piatto di datteri davanti. Gli
altri si limitano a guardarlo, io ne metto uno in bocca senza
pensarci piu' di tanto. Mentre sono li' che mi ciuccio il mio
amato dattero arriva da dietro un tipo molto distinto con la
sua lunga vestaglia bianco carta da parati, una penna nel taschino,
dicendomi con una certa eleganza:
"Mr Alberto, io sono uno studioso di filosofia islamica
all'universita' Karachi, lei segue il Ramadam?"
Io come se niente fosse sputo il nocciolo e ribatto:
"Ovviamente si!"
Al tramonto (per convenzione alle 18.00) parte una sirena stile
antiaerea e tutti si iettano sul cibo, cioe' suppongo che lo
abbiamo fatto perche' io ero troppo occupato a mangiare per
alzare lo sguardo.
E' notte fonda quando finalmente si fa un'altra sosta. C'e'
un gran fracasso, sono intontito e non capisco il nome della
citta' nonostante me l'abbiamo ripetuto varie volte. Scendo.
Ho bisogno di un po' di secondi per focalizzare tutte le bancarelle.
Ne vedo molte: vendono carne, scatolame e alcune di soli ombrelli.
Ombrelli?? Ma se qui cadono 2 gocce all'anno?
Mi avvicino le guardo meglio: sono fucili e armi varie.
Adesso so dove siamo: nel Kohistan.
Le ore passano e arriva anche l'alba. Finalmente posso vedere
cosa c'e' intorno a me: un'alta e stretta valle nel cui fondo
serpeggia un turbolento fiume color perla costeggiato da picchi
innevati che svettano tutti tra i 6000 e 7000 m con il Nanga
Parbat che domina la scena dai sui oltre 8000m.
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E' oramai passato qualche giorno e la strada che si dirige a
Nord si e' fatta stretta, scavata nella roccia e spesso sterrata.
Proseguo su un minibus, una furgoncino in cui in 3 file di sedili
riescono a stoccare anche 20 persone, e quelle che non ci stanno
si attaccano dietro.
Il mezzo arranca sulle salite ripide,
Ma appena trova un pezzo in piano corre come un pazzo.
Oramai ho imparato a non guardare per cercare di capire dove
diavolo appoggiano le ruote quando devono avvicinarsi al fianco
del dirupo per far passare un altro mezzo.
E' proprio quando l'autista sta dando il meglio di se nel suo
sentirsi rallista che sotto tutta sta' carriola si sente un
bel botto.
Il mancato rallista accosta.
Scendono prima le donne e vanno tutte dietro il furgone,poi
scendono gli uomini e vanno tutti davanti.
Stiamo fermi un bel po', il tempo di smontare, rimontare, rismontare
ruote e mica ruote.
Sembrano tutti scoraggiati, quando poi si riuniscono a parlare.
Allora sembrano aver deciso.
Vanno per alzata di mano, non so per cosa e onde evitare di
offrirmi volontario per cio' che non so, non la alzo e sembrano
come dividere il gruppo. La maggior parte (donne comprese) salgono
su un altro mezzo che nel frattempo si era fermato e io mi ritrovo
con l'autista e due altri sul furgone di prima che riparte.
Non ho capito niente, domando a uno dei due tipi e mi risponde
:
"Non sono riusciti a riparare il guasto e l'hanno sistemato
con una pietra per bloccarlo temporaneamente fino al primo garage"
Io sobbalzo preoccupato:
" non sara' mica un problema ai freni??"
"ma no!!!!" , e se la ride pensando allo straniero
che si preoccupa per nulla.
Io allora, mentre il pulmino prende velocita', mi sento piu'
rilassato e mi stendo sui sedili vuoti, nel mentre lui si gira
aggiungendo con molta leggerezza:
"e' il giunto del volante"
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Sono arrivato nell'estremo nord del paese dove Afghanistan e
China si incontrano. I mezzi pubblici che arrivano qui sono
radi e spesso l'autostop e' inevitabile. Non sono cmq molti
i veicoli che passano e le attese possono essere un po' lunghe,
ma ne vale la pena vista la coreografia di montagne innevate.
E poi non c'e' mezzo che non si fermi. Il tutto in un inaspettato
clima di sicurezza e tranquillità.
Una mattina ero proprio in attesa di un passaggio quando vedo
in lontananza un puntino bianco.
Si ferma
E' una specie di Citroen AX.
E noto con dispiacere che contiene gia' numero 3 pakistani +
grosso trasformatore (chissa' come diavolo ce lo hanno infilato
lì?!). Impossibile starci, ringrazio e mi allontano.
Il tipo insiste. Con decisione scende dalla macchina prende
i miei due zaini, li incastra intorno al trasformatore, spinge
davanti un sedile, mi mette sulle ginocchia dell'altro, mi guarda
e mi dice con il tipico Inglese Pakistano:"vedi che cera
posto?"
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Sto passeggiando per un paesino alla ricerca di qualche esperienza
Pakistana. Sento bambini ridere e giocare. Seguo le voci: e'
una scuola, voglio visitarla. Dopo pochi minuti sono nell'ufficio
del preside e mi presento. Non c'e' nessun problema e mi fa
accompagnare da un insegnante. Entro in una stanza in cui ci
saranno una 30ina
di ragazzi seduti su panche di legno con in mano il Corano.
D'istinto si alzano ma rimangono basiti dall'ospite inaspettato.
Mi presento e subito cala il silenzio.
"E' l'ora di religione Islamica", mi spiega 'insegnante,
"e' l'unica materia insegnata in urdu (ndr: pakistano)
tutte le altre solo in Inglese
Provo a coinvolgere un po' la platea e chiedo chi sappia dove
sia l'Italia.
Momento di imbarazzo, poi si alza una voce dal fondo:"
in America!!"
Io sbianco e, vista la poca benevolenza verso il nuovo continente,
subito correggo :" chiariamo che l'America e l'Italia si
trovano in continenti diversi e quindi proprio non centra nulla!".
Mi metto d'impegno:"sapete dove' la Germania?"
Silenzio
"e la Francia?"
silenzio
impossibile da spiegare a parole, andiamo alla ricerca di un
mappamondo nella scuola.
Lo troviamo e suscita stupore la vista di questo strano stato
a forma di stivale.
Ci prendo gusto rimango un po', poi capisco che ho rotto abbastanza
ma nessuno osa dirmelo e mi congedo.
Passo a ringraziare il preside e lo trovo con altri 3 docenti
"si sieda please mister Alberto"
mi metto comodo nella speranza di scroccare un te, lui mi guarda
abbastanza serio e lancia subito la bomba :
"cosa ne pensa di mister Bush e il ruolo dell'Italia in
Iraq"
subito mi frulla in testa "Ecco lo sapevo adesso chimi
tira piu' fuori da sta situazione?"
Lui era determinato e direi abbastanza incacchiato soprattutto
con l'ONU.
La sapeva molto lunga e i suoi lo supportavano.
E poi 4 contro 1 non vale!
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Sempre inscatolato come una sardina pero' questa volta il minibus
come al solito non corre come per sperimentare come ogni volta
la tenuta dei pneumatici. Anzi va lentamente.
Non me lo spiego, ma c'e' molta gente dei villaggi sulla strada.
Io sono con il naso spiaccicato al finestrino quando vedo un
bello schieramento di giovani con un fascia gialla e con le
foto di Khomeini.
Poi uno su un camion con le casse e il microfono che li incita.
Urlano come dei pazzi. Chiedo alle persone intorno a me, ma
nessuno parla alcuna lingua che io conosca.
Spero ardentemente che non sia quello che penso e invece ne
ho conferma
nel vedere un gran cartellone: KILL AMERICA
Mi si stringono le chiappe
Chiarisco a tutti il minibus: "io Italiano!! Italia, spaghetti,
pasta, del Piero..."
Si gira uno e mi rassicura:" non c'e' l'hanno con le persone
ma con il governo,e tu sei comunque l'ospite, pero'" aggiunge"
sembri davvero Americano" (bel rassicuramento, meglio se
tacevi)
I fanatici bloccano tutto cio' che passa in quel momento e quindi
anche il pulmino. Quasi tutti i passeggeri scendono, io no.
Inizia l'orazione del maniaco con il microfono, partono inni
e applausi di pochi ma rumorosi, gli altri guardano e basta.
Inizia il falo' delle bandiere americane. Devono aver usato
benzina perche' fanno una gran colonna di fumo.
Finito il falo' liberano la strada e fanno passare i mezzi uno
ad uno.
Io sono li' di fronte al finestrino, tutti mi vedono, ma nessuno
mi dice nulla o mi fissa in alcun modo.
In questo momento sono nella grande citta' di Peshawar, quella
che si definisce una specie di enclave Talebana sul confine
tra Pakistan e Afghanistan.
Qui davvero sembra di essere sulla scena di un film, ma il rito
delle persone che ti suonano passando i macchina, i mezzi pubblici
che strombazzano per salutarti e i passanti che ti stringono
la mano e' lo stesso del nord del paese.
"Qui arrivano pochi stranieri perche' dopo l'11 settembre
hanno paura" mi dice amareggiato il tipo della guesthouse
in cui dormo.
La sera stessa sono a mangiare un bel pezzo di montone arrostito
in un locale sulla strada.
Rimango impietrito quando un tipo seduto ad un tavolo vicino
mi vede, si alza, viene verso di me, mi abbraccia e teatralmente
mi dice:
" tu straniero dovresti aver paura di me, io sono di Peshawar
quindi un terrorista!!"
alby
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