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Kyrgystan travel stories

  1. POLICEMEN IN BISHKEK

  2. MAIL SENT WHILE TRAVELLING   (in italian):


POLICEMEN IN BISHKEK

 

It was my last day in Kyrgyzstan while I was in Bishkek and I saw two policemen walking annoyed. I immediately tried to divert from their way, but they stopped me. I was very calm since my passport was at the kazakh embassy and given I would have left the country the same evening I had really few money in my pockets. Otherwise I don't think they would have managed to take me inside a room as they did. They seemed very nice and smiling asked me about my documents: I gave them the ripped photocopy of the passport with the kyrgyz visa, then they wanted to check my pocket and my bag. I took out the money I had (of course not the dollars hidden in the money belt), one started to count them while the other was asking me a lot of questions. Frankly I didn't think they would have stolen such few money, but after a while when they let me free recounting them I founded out there were some missing. And the funniest thing has been that, before leaving, they kindly asked me the money of the coffee and when I answered that I needed them for the bus ticket (it was true!!) they almost apologised for having asked: assholes!!!!

 

 

MAIL SENT WHILE TRAVELLING:


Agosto 2004, Bishkek

Oramai sono in giro da un 20ina di giorni, ma mi sembra di essere partito l'anno scorso, come se fossero passato due stagioni: una in cui mi sono stato dal caldo (40-45 C) nel deserto del Kyzylkum (West Uzbekistan) fino al punto di fare retromarcia, l' altra in cui mi sono congelato come un tacchino in freezer in un campo estivo degli allevatori oltre i 3000m nel cuore del Kyrgystan. Dopo la prima email ho continuato a viaggiare in Uzbekistan verso ovest per un migliaio di km mentre la temperatura saliva e i campi di cotone scomparivano per lasciare posto a dune di sabbia bianca e sassi addobbate qua e là da bassi cespugli verdoni. Sono arrivato fino ad una città (ex fortezza) che mi ricordava la Bam Iraniana (quella rasa al suolo dal terremoto). Stavo tentando di scendere dalle mura della città in un punto non propriamente adatto, mentre un anziano mi sollecitava ( del tipo "ke sei scemo??) a tornare indietro, ma alla fine ce lo fatta e lui tutto esaltato manda fuori la figlia con una bacinella per farmi lavare le mani invitandomi in casa. Una casa poverissima, due stanze di cui la prima e la principale ricoperta di tappeti, con al centro una colonna di legno intagliata che sorreggeva l'alto tetto e un piccolo televisore in un angolo. Questo era tutto quello che c'era. Mi (anzi, ci, perchè all'epoca stavo viaggiando con una russa e un californiano) fa accomodare e tira fuori tutto quello che ha da mangiare e da bere (probabilmente la cena dei giorni successivi),e inizia a raccontare la sua tortuosa vita. Non c'e' stato verso di rinunciare al mangiare per non privarlo, in quanto lui era semplicemente commosso dal fatto che noi accettassimo e io ogni "piroghi" che ingurgitavo mi sentivo a disagio.
Niente Mar d'Aral: il tempo scarseggiava, il caldo aumentava e ho deciso di puntare verso il montuoso e piu' fresco Kyrgystan, ma non senza aver stupidamente accettato un invito in una "banija russa".
"E' come una sauna con un massaggio e c'e' anche la piscina" mi era stato detto!
Il posto era nella periferia di Buhara in perfetto stile supersovietico ultra decaduto : praticamente come una prigione: porte in acciaio supercorrose. La custode, tipica russa super cafona, non credeva ai suoi occhi che una straniero entrasse lì dentro. La sauna era una stanza di cemento in cui entravano due grossi tubi che, dopo aver girato due altrettanto corrose valvole, buttavano fuori vapore a temperature insopportabili. La piscina era una vasca 2x2m profonda 1 m completamente spiastrellata e cmq vuota. Io che di caldo ne avevo eccome, non ho osato metterci piede, ma la parte migliore è stata il massaggio: entra un serio russo, con il quale prima avevo lungamente contrattato. Si spoglia in costume e mi fa sdraiare. A quel punto inizia a tirarmi dolorosamente la pelle, io mi contorco," e' per tirar vita lo strato morto della pelle" mi rassicura, mentre continua a ripetere ad alta voce
" RILASSATI, RILASSATI, non sei rilassato!!"
sfido che non lo ero. E non vi dico quando e' arrivato ai capelli: ha iniziato a tirarli, sempre per la stessa storia di tirar via quelli morti. La tortura e' durata 20 min e ho dovuto pure pagare (l'equiv di 1.2 euro) per farmi strappare i capelli. Morale della favola: ho meno capelli di prima.

Passano i giorni, passano i km e arrivo nel cuore del Kyrgystan, dove ho avuto l'esperienza piu' incredibile di tutto il viaggio. Premessa: il Kyrgystan e' una specie di Nepal al confine occidentale della Cina dove ci sono piu' di 4 cime sopra i 7000 m ed e' un paese molto rurale. Una specie di Laos dell'Asia Centrale per intenderci.
Arrivo in un paesino piccolissimo e appena scendo dal pulmino dopo non so quante ore schiacciato come una sardina vedo uno straniero! e' un danese, molto vichingo, che avevo conosciuto in Uzbekistan due sett prima. Lui stava partendo verso un lago d'alta montagna dove ci sono degli accampamenti estivi di yurt (grosse tende) degli allevatori. Da solo non me lo sarei mai potuto permettere, perche' il costo del mezzo per superare il passo non e' una scherzo, ma con lui, un giornalista inglese che lavora a Mosca, e un Australiano che lavora all'ambasciata a Mosca si poteva fare. In quel posto che già mi sembrava alla fine del mondo, figuriamoci proseguire. Dopo aver riempito le taniche di benzina siamo partiti con una vecchia jeep russa (guidata da un Kirgiko) su strada di montagna per 50 km fino a 3400m. Poi la strada finisce e per altri 20km fino ad un lago in mezzo alle vette, con sterminato prati, gruppi di tende degli allevatori lontani vari km tra di loro, e cavalli, cavalli e ancora cavalli sparsi ovunque.
La mattina e la notte faceva un freddo della madonna!!!!!!!!!!!!!!!!!! Il max che potevo fare era mettermi addosso tutto quello che avevo: le T-shirts, la felpa, i pantaloni..... in quanto non ero certo attrezzato per una cosa del genere. Per pochi dollari ci siamo piazzati in una tenda. Subito ammazzano e scuoiano una pecora per cena, non si butta niente: le viscere raccolte non so per cosa (spero non per la zuppa della colazione) e il sangue da bere ai cani. Quando pulivano la pelle dalle carni e gironzolavo con fare un po' impietosito e schifato non avrei mai pensato che la stessa notte l'avrei desiderata piu' di ogni altra cosa. Alla fine ho passato 3gg in questo posto lontano km e km da ogni avamposto civile e accessibile solo pochi mesi all'anno.
Mi hanno dato un cavallo, tre spiegazioni su come fare e a disposizione almeno 50 km di altopiano , e devo dire che queste bestie corrono: eccome se corrono (peccato pero' solo quando ne aveva voglia).
Per lavarmi c'era il lago che era freddo da impazzire ma lo scenario faceva dimenticare un po' tutto. In giro per l'accampamento tutti i bambini che giocavano con gli animali, mentre la madri, (tra i 16 e i 20 anni) a lavorare dall'alba alla sera. La sera dentro la yurt (fuori non se ne parlava proprio) a lume di candela con questi grossi uomini Kirgiki dal volto bruciato dal sole a bere vodka. Bisognava brindare dicendo qualcosa, rigorosamente in russo, (anche il Kirgiko era accettato).
Io di quelle sere non ricordo molto......
Adesso sono tornato alla civiltà, e dormo a casa di una sciura (non c'e' altra scelta) che mi tratta come un re: la casa e' pulita e molto carina, anche il bagno (una tavola di legno forata dentro una casetta in giardino) ha a suo modo il proprio orgoglio. E quando sono entrato ho notato pure una lampadina che penzolava dal soffitto.
Ieri sera stavo cenando e stava facendo buio, quando il figlio entra con una candela e mi dice che e' meglio del lampadario; poi quando torno in camera per leggere e provo ad accendere la luce mi accorgo che in casa non c'e' energia elettrica. Probabilmente l'unione sovietica nella sua ritirata si e' portata via anche quella............

 

alby

 

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